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Il computer da 100 dollari in vendita ai filantropi americani a 400



L’ambizioso sogno di Nicholas Negroponte di produrre un computer a basso costo per sconfiggere il cosiddetto digital divide, ossia il divario digitale tra paesi ricchi e paesi con economie disagiate, durante la sua lunga genesi ha visto un inevitabile lievitazione dei costi.

Da 100 dollari sembra si sia arrivati quasi al doppio (188$). Per questo motivo è al via un’iniziativa per recuperare denaro in modo da tagliare i costi.

Dal 12 novembre sarà possibile acquistare uno di questi laptop a 399 dollari e di fare una donazione per consentire la spedizione di un altro computer a un bambino di un paese povero.

Lo schema è chiamato G1G1 (give one get one, ossia dai uno prendi uno). Il computer è dotato di memoria flash da 1 giga, 3 porte USB, 256 ram di memoria, scheda di rete wireless, un display da 7.5″, alimentazione a manovella e ovviamente di software opensource.

Un gran bel gadget.



Studiato e concepito come un mezzo per garantire a tutti i popoli del mondo l’accesso alla conoscenza e per cercare di favorire una scolarizzazione omogenea.

Per chi ancora non lo sapesse il progetto si chiama OLPC (One Laptop Per Child, ossia un computer per bambino).

Con circa 280 euro (al cambio attuale) si potrà disporre di 2 computer, uno per sé e uno da donare. Il problema è che l’iniziativa è rivolta soltanto ai cittadini americani e quindi noi europei simo esclusi da un’iniziativa a cui in molti avrebbero partecipato volentieri. Me compreso.

Via | Mashable


Blogger che muore non va in paradiso



Leggendo questo post in un blog spagnolo, sebbene datato, sono rimasto molto colpito.

Perdonatemi dunque se per una volta non parlerò di web 2.0 o dell’ultima diavoleria della rete.

E’ un po’ di tempo infatti che mi viene da pensare, alla notizia di un decesso, a che cosa può accadere ad un blog nel momento in cui il suo autore, per cause drammatiche, non può più continuare a redigerlo. Esso inevitabilmente cadrebbe in mano altrui.

Vi racconto brevemente la storia di Simon, un blogger americano assassinato nel maggio del 2005.

La polizia ha potuto arrestare l’assassino perché prima di morire lo sventurato ragazzo diciannovenne nomina il suo boia nell’ultimo post: “Il ragazzo di mia sorella è qui, sta fumando e girellando dappertutto, spero che se ne vada al più presto”.

Questo è stato il suo testamento: soltanto il tempo di cliccare il bottone per pubblicare l’articolo prima di essere ucciso.

L’assassino ammazzò anche la sorella e se ne andò tranquillo a vedere la semifinale dell’NBA. Pensava di non aver lasciato tracce del suo crimine efferato, ignaro che Simon lo aveva menzionato nel suo blog alle 5.05 del pomeriggio, mentre si era impossessato di casa sua fumando, mezzora prima di eliminarlo.

Quel post è stato la vendetta postuma al suo crimine.

Simon era un ragazzo come tanti, appassionato d’informatica, che scriveva regolarmente. Il suo penultimo post aveva avuto 10 commenti. L’ultimo, nel momento in cui scrivo, 4261…

I commenti post-mortem lo hanno reso in qualche modo famoso.

Una brutta storia di cronaca, come tante altre purtroppo, che m’induce a una effimera riflessione.

Quando muore un blogger muore anche la possibilità di modificare il suo blog, esso cessa di appartenere ad una persona viva cominciando a diventare patrimonio di un fantasma e di quanti continuano a redigerlo attraverso i commenti.

Mi viene da pensare che, col tempo, la rete sarà piena di blog privi di un padrone che non potrà più aggiornarli. Blog alla deriva, pieni di post sbiaditi e inconcludenti e di parole ormai prive di contenuto.

Forse i lettori non sapranno mai se il blogger è morto, penseranno che si è stancato o che non vuol più scrivere. Molte storie quotidiane rimarranno congelate, la morte si aggirerà in silenzio, osservando lo spider di Google aggirarsi nel codice.

Il tema, sebbene macabro, mi pare di straordinaria attualità. Un giorno il blog di nostro figlio avrà un link al nostro che non potremo più editare: è la maledetta realtà, non ci possiamo fare proprio nulla…

Cito tra tanti Matt Mullenvweg (creatore di WordPress, la piattaforma con cui edito queste pagine) che in un certo senso, soltanto pochi mesi fa, vagheggiava la tematica sostenendo (in modo molto più leggero del mio) che “entro venti anni ci sarà un presidente che oggi ha un blog e la gente tornerà a leggerlo per vedere ciò che aveva detto“.



11 Settembre: simulazioni scientifiche degli impatti aerei





Di video sconvolgenti sull’11 Settembre ne abbiamo visti davvero tanti purtroppo. Vi propongo l’approccio scientifico al triste evento con questi filmati.

  1. Gli ingegneri e gli scienziati della Purdue University hanno ricostruito l’impatto del jet guidato dai terroristi con il World Trade Center, questo è il link all’articolo: Scientists and engineers simulate jet colliding with World Trade Center (vedi sopra).
  2. Il secondo mostra la simulazione dell’impatto con una delle Torri Gemelle, visto da dentro l’aereo
  3. Infine l’ultimo, anch’esso un flight simulator, mostra la ricostruzione dell’impatto aereo con il Pentagono (da vedere anche quest’altro video, una versione più breve)



I 50 siti migliori del 2007 secondo Time



L’autorevole quotidiano web americano Time ha redatto una lista dei 50 migliori siti del 2007. I lettori possono votarli ed influenzare la classifica.

Per ora primo è Mozy, un servizio di backup di dati online che uso da tempo con soddisfazione.

Molti siti sono stati recensiti in questo blog, ne cito alcuni tra i mie preferiti in classifica: Last.fm in questo momento è al 4° posto, Tumblr al 40°, Twitter soltanto al 49°.

Vale la pena dare un’occhiata e magari partecipare al voto.

Di rilievo anche altri 2 articoli di Time: 25 siti senza i quali non si può vivere e I 5 peggiori siti web.

Link | la lista completa


Homer Simpson nudo su Google Maps!


Marge esegue una ricerca so Google e, all’interno dei 629.000 risultati, localizza in Google Maps la sua casa sua e scopre Homer che prende il sole nudo…

Divertente parodia della donna nuda casualmente fotografata da Google Maps mentre prende il sole nel giardino di casa sua.

E’ l’ultimo capitolo americano della popolare serie televisiva dei Simpson. Naturalemete le immagini vere in Google Maps non sono in diretta ma sono aggiornate una volta all’anno.

Mentre in Italia si continua a demonizzare l’uso di internet, negli Stati Uniti è diventato uno strumento di intrattenimeno simile alla tv… C’è da meditare.


Grazie Maestro Morricone

Finalnmente gli americani si sono ricorati di te… e stasera ti tributeranno quell’Oscar che avresti dovuto vincere già più di una volta. Grazie Maestro.

Il Video: Gabriel’s Oboe from “The Mission” concert, Monaco di Baviera, 2005.


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Maestro Alberto Scuola Primaria

Maestro Alberto albertopiccini.it
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